Monta la polemica per la discriminazione che stanno subendo i celiaci di molte regioni che non stanno ricevendo in via preferenziale il vaccino contro il Covid-19, come avviene invece in altre parti d’Italia.
Le indicazioni del Ministero della Salute sono chiare: dopo aver messo in sicurezza le categorie più a rischio (anziani, personale sanitario, personale educativo, forze dell’ordine e soggetti estremamente fragili) è il turno di pazienti affetti da patologie croniche e autoimmuni, come specificato dal piano vaccinale (categoria 4, tabella 3).
Stiamo parlando della celiachia e di una cinquantina di altre patologie (asma, diabete mellito, dermatite erpetiforme, ipertensione, anoressia, bulimia, colite ulcerosa, artrite reumatoide e persino la sindrome da dipendenza da alcol e droghe) che aumentano il rischio di sviluppare la malattia da Covid-19 in forma grave.
Buone pratiche nel Lazio, Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia dove i celiaci under 60 sono stati chiamati per priorità di vaccinazione al pari di altre categorie fragili, inserendo il codice di esenzione (509) legato alla propria tessera sanitaria.
Rimangono scoperte le altre regioni e cittadini e associazioni chiedono che non vengano fatte discriminazioni.
“Il vaccino non comporta alcun rischio maggiore per chi è celiaco”
Nonostante in principio in molti abbiano temuto che esistesse una correlazione tra somministrazione del vaccino e maggior rischio di effetti collaterali per chi fosse affetto da celiachia, questo timore, privo di qualsiasi fondamento scientifico, è stato smentito.
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